Nel mirino i profitti del periodo 2004-2013 trasferiti nei Paesi dove il fisco è più leggero. Il big annuncia ricorso
Ricevere una cartella non è mai un'esperienza piacevole, anche quando si tratta di un errore.
La storia è venuta a galla perché la big tech Usa ha deciso di rivelare questa maxi controversia con il fisco americano, che la accusa di avere attuato cavilli contabili per attribuire entrate a Paesi esteri con l'intento di pagare meno tasse. Microsoft ha detto ovviamente di non essere d'accordo con i rilievi dell'Irs, anticipando di essere pronta a fare ricorso di fronte a un Tribunale.
Colossi tecnologici multinazionali come Microsoft, Apple o Amazon sono già stati accusati da governi di tutto il mondo di ricorrere a numeri fiscali da mago Silvan verso Paesi a tassazione bassa o inesistente per massimizzare i loro già pingui profitti. Ed è anche per questo che si sta andando a grandi passi verso l'introduzione di una Global minimum tax, una tassa minima globale che punta ad azzerare queste pratiche.
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