L'accordo sul tetto del debito Usa ancora non c'è. Il rischio di una maggiore volatilità e i collegamenti con la crisi delle banche regionali americane
Ancora una volta la crisi del tetto del debito pubblico statunitense irrompe sulla scena globale. E lo fa proprio quando il presidente Joe Biden arriva al G7 di Hiroshima. I negoziati per evitare lo scenario peggiore continuano, con il leader dei democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, che rassicura che un accordo entro poco. Lo stesso spiega lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy. Ma intanto il nervosismo dei mercati finanziari resta elevato.
Il problema del default continua a tenere banco nelle discussioni internazionali degli investitori. A tal punto che sarà uno dei temi centrali dei vertici nipponici. La segretaria del Tesoro, Janet Yellen, ha più volte rimarcato che Washington non può fallire i negoziati sul debito. Lo ripeterà anche Biden, che è già intervenuto sul tema alla vigilia del G7.
I mercati sono con il fiato sospeso, perché entro il 1° di giugno in caso di mancato accordo, il Paese non potrà più onorare le proprie obbligazioni. E sarebbe indirizzato verso uno stop de facto di ogni attività federale. Secondo il Congressional Budget Office, il debito nazionale degli Stati Uniti supera ormai il Pil annuale, presto supererà i livelli record del rapporto debito/Pil del secondo dopoguerra e si avvia a raggiungere il 135% del Pil entro il 2040.
Quello che è certo è che i rischi sono in aumento. Secondo Russel Matthews di RBC BlueBay, “sebbene sia troppo presto per posizionarsi in vista dell’evento, l’esito più probabile sarà un periodo di 'risk-off' guidato dai timori di un evento di tipo default o di una rapida e severa riduzione della spesa pubblica che faccia prevedere al mercato una più grave recessione economica”.
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