Non si può pensare di riconquistare il popolo accordandosi con una nomenclatura schiantata. L'alleanza fra Pd e M5s non funziona perché figlia di contraddizion…
, viene presentato, con una certa enfasi, come l’ennesimo test dell’alleanza giallorossa, e dunque “modello” e “indicazione” da seguire anche a livello nazionale. E lo è se poi arriva dopo la sconfitta in Friuli, il cappotto alle amministrative, l’entusiasmo del nuovo inizio e il mito della rimonta, sostenuta dai sondaggi: chissà com’è, quando arrivano i voti veri si perde a valanga.
Insomma non c’è mai un solo segnale in controtendenza , anche se poi il governo non brilla, il post Berlusconi è tempestoso e, almeno stavolta, non si può dire “colpa di quelli di prima”. Certo, vale sempre il discorso che il contesto è accidentato e il vento è contrario come, da ultimo,, che premiano il partito più intransigente sull’immigrazione anche dopo il terribile naufragio al largo di Pylos.
Il tema dell’alleanza coi Cinque stelle è, per come viene gestito, la rappresentazione icastica di una malattia spacciata per cura: l’idea cioè che quel rapporto col popolo si recuperi non attraverso un sofferto, severo e ambizioso percorso ridefinizione identitaria, ma mediante l’accordo con un ceto politico schiantato, senza alcuna ambizione egemonica e senza alcuna pretesa definitoria attorno ai nodi di fondo, primo tra tutti la guerra, ma anche Mes, immigrazione, giustizia.
E c’è poco da fare, si torna sempre al grande rimosso: il coacervo delle quotidiane contraddizioni tra Pd e Cinque stelle è figlio della mancata elaborazione della stagione precedente, abilmente nascosta anche in un congresso in cui si è parlato più del jobs act che di quella pazza legislatura – Conte 1, Conte 2, Draghi – in cui è successo di tutto, per scelta prima, per necessità poi.
La ragione di fondo per cui Pd e Cinque stelle non si incontrano e quando si incontrano non funziona è perché tutto il gioco tra essi è figlio di quella stagione e delle sue scorciatoie, di cui si è proposta, ognuno per la sua parte, una fuoriuscita tanto politicista quanto gattopardesca: gli uni, i Cinque stelle, che non cambiano leader ma, per l’ennesima volta sono costretti a cambiare politica, con la complicità di una discussione pubblica smemorata; gli altri, il...
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