La rabbia al corteo dei sindacati: «Basta promesse, ci vuole sicurezza sui posti di lavoro»
LaPresseLo zio di Michael Zanera, una delle cinque vittimeI primi ad arrivare, già alle 9 nel piazzale della stazione di Vercelli, sono lo zio e i cugini di Michael Zanera, l’operaio di 34 anni travolto dal treno. Maglietta con la foto sorridente del ragazzo e una cornice con un ritratto gioioso. Si confondono tra le delegazioni dei sindacati.
Arrivano anche i parenti di Kevin Laganà e Giuseppe Saverio Lombardo, le altre due vittime della provincia di Vercelli. Anche loro hanno la foto sulla maglietta. Parte il corteo e scambiano qualche parola con il leader della Cgil, Maurizio Landini, anche lui alla manifestazione. «Giustizia, vogliamo solo giustizia», ripete Samantha, la cugina di Zanera.
Quando il corteo arriva davanti alla Prefettura tutti i parenti si radunano nel cortile del palazzo di fronte. Parlano tra di loro, condividono il dolore. Sarà per la rabbia del momento ma sui funerali per ora dicono: «Li facciamo separati, vogliamo seppellirli noi». E i funerali di Stato? «Non li vogliamo». Il punto è che per ora non si sa nemmeno quando si potranno celebrare queste esequie.
Ci sono il sindaco di Vercelli Andrea Corsaro, l’assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino, il vescovo Marco Arnolfo, i cittadini. In totale circa duemila persone: delegazioni di tutte le categorie arrivate dalle varie province del Piemonte, dalla Lombardia, dalla Liguria. «Non abbiamo più parole» dice lo striscione che apre il corteo. Intanto c’è sciopero generale per otto ore a Vercelli, mentre gli edili e i trasporti si fermano in tutto il Piemonte.
«Serve formazione, serve che sia insegnata la cultura della sicurezza nelle scuole, bisogna qualificare le imprese, premiare quelle che stanno alla regole e sanzionare pesantemente quelle che non lo fanno. La tecnologia deve essere al servizio non del profitto, ma dell’uomo» spiega Giorgio Graziani, segretario confederale Cisl.
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