Sebbene la campagna ravennate sia ancora devastata, è stato difficile da spettatore trovar traccia di questa profonda ferita al Festival di Ravenna. Musica, mo…
: in apparenza tutto bene. La gente che affolla il Palazzo Mauro De André sempre in ghingheri, come non fosse un palazzetto dello sport ma un raffinato auditorium; due mesi di proposte stellari in ogni campo e Pompei, guidato da Riccardo Muti con la sua Orchestra Giovanile Cherubini ); la città zampillante di mostre e di “turismo di qualità”, come si dice; e in più l’immancabile appeal gastronomico.
Insomma per tutto questo e per tante altre ragioni estetico/artistiche , quest’anno a Ravenna non si doveva mancare. Così dal bellissimo cestino del festival abbiamo scelto di seguire tre cose molto particolari, rivelatesi poi, come sempre, ancora più sorprendenti. Cominciamo da Stefano Bollani. Però quando per bis solistico Bollani sceglie di eseguire con asciuttezza e rigore quasi perfetti la di Nino Rota e Federico Fellini ti viene da baciarlo: quella musica perfetta riequilibra di colpo tutto, rimette tutto in ordine. La verità, a fine serata? Raramente ci è successo di andare a letto così pieni di… edonismo sonoro. Dovremmo vergognarci?
“La metafora che il romanzo si mette lì, sul cuore e lo svolge, è la seguente: in anni come i nostri, in anni in cui l'uomo sta per cedere tutto di sé alla deessa tecnologia, al dio-computer, ha senso, ancora il maestro? Ha senso ancora che un uomo, non una macchina, riesumi tutta la sua vita, la sprema, come un povero limone, e ne offra il sugo agli allievi che, nel caso presente, sono un gruppo d'attori ormai dimentichi del loro ruolo e, dunque, del loro senso? La...
Bene Giovanni Crippa, che trasformato dagli anni e dal tanto lavoro importante ha autorevolezza e spessore per guidare la sua piccola ciurma di attori giovani e volutamente resi acerbi che forma questa nuova compagnia; bene sempre la Fracassi che sa trasformarsi con convinzione e autorevolezza in una disperata Gertrude, bene tutti.
Si continua impegnativi, con “Huntingtower” di Ottorino Respighi, la “Marsch” su temi di von Weber di Paul Hindemith, e un Ennio Morricone complicato ed ipnotico come non ti aspetteresti proprio, da una Banda. Insomma qui si fa musica, e musica per palati fini . Poi però arrivano il valzer dal “Gattopardo” e la bellissima “Fantasia su temi di Norma” di Vincenzo Bellini. L’atmosfera si fa più familiare: Italia al quadrato, musica che evoca mondi frequentati, calore ed epica.